Come le altre in questi anni, la Banca Popolare di Bari va in crisi per i crediti deteriorati e le sofferenze fanno scendere l’indicatore di solidità dell’istituto, al 6,22%, sotto quanto richiesto dalla Banca centrale europea.
Venerdì 13 dicembre la Banca d’Italia ha annunciato il commissariamento della Banca Popolare di Bari. Constatato che non c’era la possibilità di aumentare il capitale con fondi privati, il governo ha deciso di ricapitalizzare la banca con fondi pubblici.
Invitalia, agenzia interamente controllata dal ministero dell’Economia, dovrebbe ricevere fino a un massimo di 900 milioni di euro da versere al Mediocredito Centrale, banca pubblica che a sua volta rileverà la Popolare di Bari assieme al Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi (Fitd).
Di fatto non cambia la situazione per i circa 70mila azionisti, che negli anni scorsi hanno comprato i titoli della Popolare di Bari. La banca non è quotata in Borsa ma, dal 2017, sul circuito finanziario alternativo Hi-Mtf le azioni sono valutate 2,38 euro, ma vendere è impossibile perché nessuno è disposto ad acquistare.
In circolazione ci sono anche tre bond subordinati, che potrebbero essere convertiti in azioni (come già si è visto nel caso di Mps) o azzerati come nel caso delle quattro banche in risoluzione (Banca Marche, CariChieti, CariFerrara e Banca Etruria), salvo il risarcimento previsto per i risparmiatori in possesso di determinati requisiti.
In realtà gli azionisti hanno già perso l’80% del valore delle azioni, ammesso di riuscire a venderle, e in prospettiva, dell’aumento di capitale l’effetto sarà di portare praticamente a zero il valore.
E’ possibile che, come avvenuto nel caso delle banche venete, per i soci coinvolti siano previsti indennizzi o meccanismi di compensazione a fronte delle perdite subite ma, per il momento per gli azionisti è difficile prevedere possibili formule di ristoro.
Negli altri casi di crisi bancarie i meccanismi previsti consentivano – a chi aveva investito in titoli (azioni e obbligazioni subordinate/convertibili) emessi dalle banche poste in risoluzione a fine 2015 (Banca delle Marche, Banca Popolare dell’Etruria e del Lazio, Cassa di Risparmio di Ferrara e Cassa di Risparmio di Chieti) e in liquidazione coatta amministrativa nel giugno 2017 (Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca) – di ottenere un ristoro ove in possesso di determinati requisiti.
Nel caso di Monte dei Paschi di Siena nessuna protezione per gli azionisti, mentre per i possessori di obbligazioni subordinate è stata prevista l’assegnazione al concambio di 8,65 €. Come ampiamente prevedibile alla riapertura delle contrattazioni le azioni registravano già un valore dimezzato, e oggi il titolo quota 1,40 €.
Le possibili tutele dei risparmiatori:
Molti clienti e soci, spesso pensionati privi di una minima conoscenza finanziaria, sono stati convinti da direttori di filali e funzionari della Popolare di Bari ad acquistare strumenti rischiosi che mai avrebbero dovuto essere venduti senza una adeguata informativa e valutazione del profilo di rischio. Iniziarono così le prime controversie che rivelarono come l’istituto, soprattutto nell’aumento di capitale del 2014, aveva rastrellato capitali senza troppi scrupoli per i danni provocati a soci/clienti.
Infatti, dopo l’aumento di capitale, proposta con uno sconto rispetto al nominale, l’assemblea del 2015 svalutò le azioni di circa il 20%, portando il loro valore da 9,53 euro a 7,5 euro. I soci risparmiatori che provarono a rivolgersi alla banca per rivendere le azioni non quotate, si videro rispondere che non c’era mercato e che quindi, al momento, non era possibile. Al contempo i funzionari continuavano a rassicurare i clienti sulla bontà dell’investimento e che a breve tutto sarebbe tornato normale.
In realtà nessuno degli azionisti ha potuto recuperare nulla dell’investimento. Ovviamente la situazione era ben nota a tutti, compresa la consob, che da quattro anni osserva Popolare Bari e che nel 2018 ha sanzionato la banca stessa e i suoi amministratori per carenze procedurali e irregolarità comportamentali nella valutazione dell’adeguatezza e dell’appropriatezza, con specifico riferimento alle modalità di profilatura della clientela e dei prodotti.
Per quanto riguarda gli obbligazionisti senior non dovrebbero esserci problemi. Per gli obbligazionisti subordinati, invece, il rischio è quello appunto del burden sharing. Attualmente il pacchetto di bond più corposo è BP BARI 6,50% con scadenza 30/12/2021 (ISIN: IT0005067019) emessa a fine 2014, per oltre 213 milioni, scambiate a 46% del prezzo di rimborso prima della sospensione dalle contrattazioni.
Vi sono poi altre di taglio diverso, una vale 6 milioni è scade il 27 novembre 2020, una, da 15 milioni di euro con scadenza nel 2025, “sottoscritta da un investitore istituzionale.
Gli azionisti, già sostanzialmente azzerati, possono rivolgersi ai tribunali fino a che non sopravvengono procedure di risoluzione o liquidazione. Soprattutto nel caso in cui è dimostrabile la violazione degli obblighi informativi, il profilo di rischio è inadeguato o manca del tutto il contratto sarà il giudice a dovere accertare le irregolarità e condannare la banca.
Il ricorso all’Arbitro delle Controversie finanziarie (ACF) sebbene più economico e veloce, è comunque soggetto all’esecuzione volontaria della banca. Da tempo la BPB, pur avendo ricevuto numerose condanne dall’ACF non esegue le decisioni, cosicché anche chi ha ottenuto una pronuncia dovrà rivolgersi all’autorità giudiziaria ordinaria per ottenere il risarcimento, con i tempi e i costi della giustizia.
Insomma la vicenda di BPB è ancora all’inizio e la nostra associazione, in collaborazione con lo studio legale LexOpera è impegnata in azioni giudiziarie e interventi presso l’ACF a tutela dei risparmiatori, nella prospettiva di aumentare le possibilità di ottenere adeguato risarcimento.
Link e documenti:
Comunicato stampa Banca d’Italia del 13 dicembre 2019
Per richiedere la valutare della singola posizione è sufficiente l’iscrizione all’associazione valida per l’anno in corso
consigliamo di richiedere in banca, e farci pervenire, i seguenti documenti (insieme ad una breve descrizione della vicenda):
1) Estratto conto titoli
2) Contratto di Servizi di Investimento
3) Questionario di profilatura del rischio
4) Ordini di acquisto titoli