I diamanti, che hanno danneggiato i risparmi di molti ignari consumatori, vengono riportati nelle mani dei proprietari.
Il Tribunale fallimentare di Milano ha avviato la “restituzione” di diamanti ” che coinvolge almeno circa 20mila” investitori in tutta Italia.
Dopo il fallimento della ‘Intermarket diamond business’ la restituzione è solo un atto dovuto, visto che le pietre erano state lasciate in deposito presso i caveax della società in attesa di un eventuale ricollocamento ad altri clienti, con un meccanismo simile ad una catena di S. Antonio assecondato dalle banche che lucrato generose commissioni.
Il giudice Alida Paluchowski, vista la proposta del curatore, ha autorizzato la restituzione dei diamanti “inventariati” fino agli inizi di ottobre ai clienti.
Si legge nel provvedimento del giudice, che il curatore “fa presente che, dovendo restituire i diamanti ad almeno 20.000 titolari distribuiti su tutto il territorio, i costi sono ingenti e che per tale ragione sono state intraprese trattative con le banche allo scopo di verificare la disponibilità delle stesse a coadiuvare il fallimento nella materiale restituzione”.
Resta aperto il nodo dei risarcimenti per i clienti che si trovano un valore molto inferiore al prezzo pagato. Le responsabilit, evidentemente, sono in gran parte imputabili alle banche che, hanno consigliato ai clienti di utilizzare tale mezzo per mettere al sicuro i propri risparmi.
Unicredit e MPS, coinvolte nella vicenda hanno dimostrato maggiore attenzione alle ragioni dei clienti e hanno concordato, tramite gli avvocati di questi, delle soddisfacenti soluzioni deve controversie già avviate. Più complessa la trattativa con BPM che propone soluzioni ancora parziali non sempre soddisfacenti per i clienti.
Prosegue, parallelamente, la vicenda penale sulla maxi truffa, con l’inchiesta chiusa nelle scorse settimane, dalla quale emergono presunti profitti illeciti per quasi 500 milioni di euro, oltre 300 persone individuate come vittime tra le “decine di migliaia di risparmiatori”, 87 persone fisiche indagate assieme a sette società, tra cui cinque banche, un sequestro preventivo da oltre 700 milioni di euro a carico delle società e delle banche.