La vicenda
La Cooperativa CFT, fondata nel 1973 a Firenze e precedentemente beneficiaria di un piano di salvataggio nel 2019, sta attualmente affrontando una crisi finanziaria che ha portato alla richiesta di restituzione delle quote sociali non versate da parte dei lavoratori cessati. Secondo quanto stabilito nello statuto, i soci che hanno concluso il loro rapporto con la cooperativa erano soggetti a una trattenuta mensile sulla busta paga per il pagamento della quota sociale di 10.000 euro.
Le perdite registrate hanno comportato la chiusura in deficit dei bilanci, costringendo i soci cooperatori a partecipare alle perdite stesse entro i limiti delle quote sottoscritte. La Cooperativa CFT, che in passato vantava 2.000 soci e un fatturato di circa 300 milioni di euro, attualmente conta 1.300 soci e un fatturato ridotto a 60 milioni di euro. Inoltre, si stima che il debito con l’erario ammonti a oltre 100 milioni di euro.
Secondo i sindacati, le perdite di bilancio derivano da una gestione “dissennata” e non sono riconducibili agli effetti della pandemia. Nonostante un aumento delle vendite nel settore della grande distribuzione del 12% nel 2021 e la crescente richiesta di consegne a domicilio durante la pandemia, la situazione finanziaria della cooperativa è stata sostenuta con strumenti finanziari partecipativi per oltre 40 milioni di euro da parte di Unicoop Firenze e Conad Tirreno.
Di conseguenza, la Cooperativa CFT ha deciso di rivolgersi al tribunale di Firenze, nella sezione specializzata per le imprese, per richiedere l’emissione di decreti ingiuntivi nei confronti dei suoi ex soci al fine di recuperare le quote sociali ancora da versare, al netto delle trattenute effettuate in busta paga. Nella motivazione del ricorso, viene sottolineato che i soci avevano sottoscritto quote del capitale sociale della CFT per un valore nominale di 10.000 euro e che, in base all’articolo 2535, hanno diritto alla restituzione dell’importo pagato al momento della cessazione del rapporto. Tuttavia, lo stesso articolo prevede che la liquidazione delle partecipazioni sociali venga ridotta in proporzione alle perdite imputabili al capitale, secondo i criteri stabiliti nell’atto costitutivo. Poiché le perdite superano il capitale sociale, il valore delle quote da restituire risulta essere zero, costringendo i lavoratori a dover pagare l’importo mancante.
La situazione che si è venuta a creare richiede una particolare attenzione da parte dei legislatori e dei sindacati, al fine di garantire una maggiore tutela dei diritti dei lavoratori. Infatti, la compressione del diritto alla restituzione delle quote sociali in caso di bilancio passivo può essere considerata ingiusta e contraria ai principi di proporzionalità, uguaglianza e solidarietà.
La questione è stata sollevata già nel gennaio 2020, quando è stata presentata un’interrogazione parlamentare al Ministro dello Sviluppo Economico e al Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali. In quell’occasione, si denunciava il comportamento della Cooperativa CFT, che avrebbe azzerato le quote e richiesto ai lavoratori e ai pensionati la restituzione di una cifra pari a 10.000 euro. Questo fatto ha suscitato un sentimento di inganno tra i lavoratori, equiparabile a quanto accaduto in passato con l’azzeramento degli investimenti dei risparmiatori delle banche popolari.
Il Ministero dello Sviluppo Economico aveva già comunicato di aver messo sotto osservazione la Cooperativa CFT, un colosso della logistica, che ha accumulato debiti per oltre 100 milioni di euro, di cui 14 milioni in rosso con l’Erario, il cui pagamento è stato rateizzato in cinque anni. Nel corso degli anni, la CFT è stata definita un autentico “poltronificio” da parte di alcuni interroganti, in quanto diverse figure che si sono susseguite alla sua guida hanno portato la cooperativa al disastro. Nel frattempo, i lavoratori sono stati privati dello stipendio per mesi a causa di questa crisi.
Il governo di allora, nella risposta datata 15 gennaio 2019 all’interrogazione, ha dichiarato di essersi accontentato della revisione interna dei conti effettuata da Legacoop, mettendo così sotto controllo la situazione finanziaria della cooperativa. Poco più di un mese fa, anche la Regione Toscana ha manifestato soddisfazione per il “riavvio” della cooperativa e le “garanzie” offerte ai lavoratori.
È fondamentale affrontare questa situazione con urgenza, al fine di garantire la tutela dei diritti dei lavoratori e prevenire situazioni simili in futuro. Le autorità competenti devono intervenire per garantire la corretta gestione delle quote sociali e assicurare che i lavoratori non siano costretti a sopportare oneri finanziari non imputabili a loro responsabilità. Solo così si potrà raggiungere una maggiore equità e solidarietà nel mondo del lavoro.
La Cooperativa CFT Richiede il Rimborso delle Quote Sociali Non Versate: Le questioni giuridiche
La Cooperativa CFT, è entrata in crisi finanziaria a causa di una serie di fattori, tra cui una cattiva gestione, una pessima pianificazione e problemi strutturali. Questa situazione ha portato al dissesto e alla perdita di numerosi posti di lavoro. Tuttavia, il problema principale che emerge in questa vicenda è che i lavoratori sono stati colpiti non solo dalla perdita del loro sostegno economico, ma anche dalla necessità di affrontare costi e responsabilità che non hanno contribuito a generare. Pertanto molti lavoratori si sono rivolti ai nostri uffici legali per proporre opposizioni contro i decreti ingiuntivi.
Questa situazione solleva importanti questioni giuridiche e richiede un’analisi approfondita delle normative che regolano il rapporto tra una cooperativa e i suoi soci.
La natura delle quote sociali:
Le quote sociali rappresentano la partecipazione finanziaria dei soci all’interno di una cooperativa. I soci sono tenuti a versare queste quote come parte del loro impegno verso la cooperativa e per contribuire al suo capitale sociale. Le quote sociali possono variare in base alle regole statutarie della cooperativa e al numero di quote detenute da ciascun socio. Il mancato versamento delle quote sociali può influire sulla stabilità finanziaria della cooperativa e sulla capacità di fornire servizi ai suoi membri.
Le basi legali per la richiesta di rimborso:
La richiesta di rimborso delle quote sociali non versate dalla Cooperativa CFT si basa sulle disposizioni legali che disciplinano il rapporto tra la cooperativa e i suoi soci. In generale, gli statuti della cooperativa stabiliscono gli obblighi dei soci, compreso il versamento delle quote sociali.
In questo caso specifico, la Cooperativa CFT ha verificato che alcuni dei suoi soci non hanno versato le quote sociali secondo quanto stabilito negli statuti. In particolare i soci usciti dalla cooperativa risultano debitori della quota residua e creditori della stessa quota a condizione che il bilancio della società non registri perdite.
I diritti e le difese dei soci:
Dall’altra parte della disputa, i soci coinvolti possono sollevare diverse difese o contestare la richiesta di rimborso delle quote sociali. In particolare la validità del rapporto associativo, eccezioni sulla procedura seguita dalla cooperativa o sulla validità degli accordi contrattuali, la violazione delle modalità previste dalla legge o dallo statuto, il comportamento scorretto, il diritto ad una retribuzione giusta ed adeguata.
È importante notare che le decisioni giuridiche in tali controversie dipendono spesso dalle circostanze specifiche del caso . Il Tribunale di Firenze in una recente sentenza ha rilevato la irregolarità della richiesta della cooperativa ed ha revocato il decreto ingiuntivo condannando la cooperativa a rifondere le spese legali al socio.
Ricordiamo che se non opposto entro 40 giorni dalla notifica il decreto emesso dal tribunale diventa definitivamente esecutivo e il socio lavoratore non potrà più fare valere alcuna ragione.
Chiamaci al n. 055 9362294