La vicenda della diamanti da investimento ha scosso il mondo del risparmio a partire da ottobre 2016 quando alcuni servizi televisivi hanno evidenziato come Intermarket Diamond Business (IDB) ne Diamond Private Investment (DPI), i due principali broker nazionali di pietre preziose avevano collocato le gemme a oltre 100mila risparmiatori per oltre 2 miliardi «anche attraverso le banche con le quali operavano: UniCredit e Banco Bpm (per Idb), Intesa Sanpaolo e Banca Mps (per Dpi).
Anche alcuni giornali economici hanno fatto da spalla “inconsapevole” alle banche e alle compagnie, pubblicando le famose “quotazioni” che facevano apparire i prezzi come aderenti a quelli di mercato, mentre in realtà risultavo più che tripli rispetto a quelli che potevano rilevarsi attraverso i listini internazionali.
Il 30 ottobre 2017 l’Antitrust ha sanzionato come «gravemente ingannevoli e omissive le modalità di offerta dei diamanti da investimento»
I documenti testimoniano come il ruolo degli istituti non si limitasse a “tramitare gli ordini”, cioè a mettere in contatto i risparmiatori autonomamente interessati alle pietre e i broker, ma che anzi i diamanti, proprio per le alte commissioni pagate alle banche, che arrivavano fino al 20% del prezzo.
Dal 2017 il nostro Ufficio legale ha avviato le prime azioni giudiziarie nei confronti delle banche e dei broker, che hanno portato alla positiva soluzione della vicenda per numerosi risparmiatori.
Nel gennaio 2019 stato dichiarato il fallimento di IDB e di conseguenza le azioni giudiziarie sono continuate nei confronti della banche, e in particolare di Banco BPM che, ad oggi, si è dimostrata meno sensibile di altre istituti nella tutela dei consumatori, offrendo risarcimenti ben inferiori al danno provocato. Di conseguenza aumentano le sentenze che condannano la banca a risarcire i clienti.