Sono oltre 70 mila e chiedono chiarezza sul futuro delle loro azioni, dei lori risparmi, dei loro prodotti finanziari, dichiarati a suo tempo sicuri da parte della Popolare di Bari e che però sono stati fortemente svalutati. Ora gli azionisti bidonati sono attivi anche su facebook, con pagine come "Comitato azionisti fottuti contro la Banca Popolare di Bari" e il gruppo “Azionisti Bidonati Banca Popolare di Bari” Gli azionisti protestano contro il crollo delle azioni della banca barese, scese a 7 euro e 50. L'Istituto di credito si difende e parla di piccola svalutazione visto che il 20% di passivo non può essere paragonato a quello registrato altrove, nel mondo bancario, pari al 60-80%. Esiste però il problema del rimborso delle azioni ai soci che vogliono uscire dall’investimento e che al momento non trovano acquirenti alle azioni.
La situazione di particolare gravità ha spinto numerosi azionisti a scendere in piazza per protestare ed avere spiegazioni ed assicurazioni sulle strategie della banca finalizzate alla sua normalizzazione ed al recupero della sua operatività e liquidità. Sulla gestione della Banca pesano decisioni sbagliate e comunque no ponderate così come dovevano. Nel 2014 Jacobini aveva raccolto 800 milioni di euro vendendo titoli a migliaia di risparmiatori; sempre nel 2014 la Banca Popolare di Bari ha venduto 200 milioni di obbligazioni subordinate, investimento sicuramente ( ma anche purtroppo virtualmente) ad alto reddito ( 6,5% annuo) ma di certo meno garantito dei classici bond, come hanno scoperto negli ultimi mesi ( sulla loro pelle) i clienti di Banche liquidate a partire da Banca Etruria. Grazie all’incredibile vendita di obbligazioni, il numero dei soci della Popolare di Bari è cresciuto in maniera esponenziale passando da 50mila soci agli attuali 70mila, a cui fa capo l’intero capitale sociale della Banca.
Un problema non indifferente se si pensa al fatto che le azioni della Popolare di Bari non sono ancora quotate in borsa, e quindi chi vuole rivendere le azioni acquistate deve gioco forza attenersi di anno in anno alla valutazione degli amministratori ed essere poi sottoposta alla decisone finale dell’assemblea dei soci. In pratica lo stesso sistema che ha già dato fregature e pessimi risultati ai soci coinvolti nelle crisi della Veneto Banca e della Popolare di Vicenza.
La Banca a sua volta si difende sostenendo che “il titolo è quello che ha meno subito gli effetti drammatici della più acuta crisi del sistema bancario e quanto alla liquidità della banca, certa della propria solidità e forza industriale, la stessa è impegnata con ogni energia a perseguire risultati che possano ricreare le condizioni perché si ripristini la fluidità del mercato, come avvenuto da 60 anni”. Purtroppo però da un anno non è così e le richieste di vendere le azioni restano inevase a causa dello sbilancio tra migliaia di soci che chiedono di vendere azioni non quotate ma che in concreto quasi nessuno vuole comprare.
In molti ritengono che vada messo sotto accusa il management della banca che invece ha deciso di aumentare lo stipendio a tutti i dirigenti apicali; solo per fare un esempio il Presidente Jacobini si è visto aumentare lo stipendio a 700mila euro, 50mila euro in più rispetto al 2014 e così dicasi per tutti gli altri. Un tempo questi benefit venivano riconosciuti e concessi a seguito di performance che avevano prodotto utili e vantaggi oggi, che strano, si premiano le performance che rischiano di portare la Banca al default.
Allo sciopero di protesta dei soci della Banca ha fatto seguito la denuncia all’autorità giudiziaria presentata da numerosi soci che chiedono di conoscere la verità; un passaggio giusto e doveroso per cercare di evitare o limitare le conseguenze gravissime determinate dalle consistenti perdite subite dalla banca ed in particolare la perdita in un sol colpo di tutti i propri risparmi.
La Procura di Bari da luglio indaga sulle ricapitalizzazioni incrociate con Cariferrara e vuole vederci chiaro anche su alcune cessioni di azioni fatte nei giorni del decreto di riforma delle popolari, oltre che su ipotesi di finanziamento a soci locali per comprare azioni . Bankitalia dall’estate conduce un’ispezione a tappeto sul gruppo, indiscrezioni parlano di una situazione molto grave.
La prossima assemblea dovrà convertire l’istituto in S.p.A. e dovrebbe tenersi l’11 dicembre 2016, a pochi giorni dal termine ultimo posto dal governo. A giorni conosceremo il prezzo e l’ammontare del recesso per i soci che non vogliono diventare “azionisti”; va detto, infine, che il valore attuale di 7,50 euro appare sovrastimato rispetto al patrimonio netto, dato che in Borsa le banche rivali quotano a meno di metà.
Link utili:
Comunicazioni e informative al pubblico
Statuto Sociale Banca Popolare di Bari
L'Ufficio Legale di AECI in collaborazione con StudioCredit assiste i soci nella verifica delle anomalie del contratto e in tutte le controversie bancarie e finanziarie.