Pubblicato Su l’Espresso di questa settimana, un interessante articolo di Vittorio Malagutti che illustra sospette transazioni compiute da Banca Popolare di Bari, le cui azioni, come noto, non sono quotate. Di conseguenza è spesso un problema riuscire a soddisfare gli azionisti che vogliono vendere. Inoltre, la valutazione di azioni non quotate avviene in occasione dell’approvazione del bilancio annuale, e su quella base avvengono gli scambi. Nell’ultimo bilancio, approvato a fine aprile, il valore delle azioni è stato tagliato di circa il 20% sull’anno precedente.
Viene osservato quindi nell'articolo che, mentre nel corso di tutto del 2015, la banca ha effettuato riacquisti di azioni proprie, messe in vendita dai soci, per un valore di ahe arriva appena a circa 15 milioni di euro:
«Il 18 marzo scorso, però, in una sola giornata sono passate di mano oltre 2 milioni di azioni della Popolare. Un boom senza precedenti. Tra gennaio e febbraio il mercatino interno riservato ai soci aveva aperto i battenti solo cinque volte, con scambi al lumicino: poche decine di migliaia di pezzi. La sorpresa aumenta se si considera che l’asta del 18 marzo è stata l’ultima occasione per vendere i titoli al prezzo di 9,53 euro. Gli scambi infatti sono ripresi solo il 13 maggio. Nel frattempo però, il 24 aprile, l’assemblea ha fissato la nuova quotazione, pari, come detto, a 7,5 euro. In altre parole, il fiume dei soci in uscita si è ingrossato proprio alla vigilia del ribasso. Ce n’è quanto basta per alimentare sospetti e interrogativi sull’identità dei fortunati venditori, che hanno incassato in totale circa 20 milioni di euro»
Non si conosce l’identità dei tempestivi venditori dei due milioni di azioni. Si sa invece chi è stato un grande compratore delle medesime azioni:
«A comprare, secondo quanto spiegano a Bari, è stato il gruppo assicurativo Aviva, che poche settimane prima aveva siglato un’alleanza commerciale con l’istituto pugliese. Anche la posizione degli acquirenti appare però piuttosto singolare. In pratica, d’accordo con la banca, Aviva avrebbe comprato titoli che nel giro di un mese si sono svalutati del 20 per cento per decisione della banca stessa. A prima vista non sembra granché come affare per celebrare l’intesa strategica appena firmata»
L'inchiesta del settimanale porta alla luce i bilanci della banca e mette in risalto come nell’anno nero della Popolare di Bari, tutti i manager di punta hanno visto aumentare il loro stipendio, a cominciare dal presidente Marco Jacobini, che ha guadagnato 700 mila euro, 50mila in più del 2014", mentre per gli oltre 7 mila soci della Popolare di Bari è arrivato in regalo una perdita secca del 21 per cento del valore delle azioni.
Link utili:
Comunicazioni e informative al pubblico
Statuto Sociale Banca Popolare di Bari
per consulenza su questo argomento iscriviti ad AECI Firenze