BOND ARGENTINA: CHE SUCCEDE DOPO L’ULTIMA CRISI FINANZIARIA

12/08/21

Ancora una volta l’Argentina sull’orlo del default ricorre alla ennesima ristrutturazione del debito sovrano grazie ad un accordo con i creditori del Club di Parigi per la cancellazione di 2 miliardi di dollari di debiti e il rinvio del pagamento dei rimanenti 400 milioni fino al marzo prossimo.

Nel frattempo, sono aperti i negoziati  con il Fondo Monetario Internazionale sulle condizioni per il rimborso di 44 miliardi di dollari. Gli ultimi aggiornamenti dicono che l’ipotesi di accordo prevede una durata più ampia del prestito, ma anche condizioni più rigide in termini di riforme strutturali dell’economia nazionale.

Il pericolo di default  ha riportato alla memoria lo spettro di vari fallimenti del Paese, risolti a volte con accordi con gli investitori, a volte con sentenze del Tribunale che a loro volta hanno provocato  altri default.

Storia delle crisi Argentine

Come molti ricordano, la crisi del debito argentino iniziò nei primi anni con il default a fine 2001.

I titoli emessi dallo Stato, denominati affettuosamente Tango Bond, non vengono ripagati e gli investitori stranieri interrompono completamente il flusso di capitali verso Buenos Aires.

Sono circa 450 mila i risparmiatori italiani coinvolti, che erano stati allettati da alti rendimenti e convinti dalle banche che avevano consigliato i Bond argentini come sicuri in quanto emessi da uno Stato sovrano.

In effetti  già da un decennio le agenzie di rating considerano le obbligazioni emesse dagli enti pubblici argentini come altamente speculativi. La stessa evidenza del rischio viene indicata nei prospetti informativi approvati dalla CONSOB.

Dopo questo evento il paese è entrato in una lunga fase di crisi finanziaria che ha visto due successivi default e tre eventi di ristrutturazione del debito.

Nel 2005, ci fu la prima proposta di ristrutturazione del debito, che fu accettata dalla maggioranza degli investitori, anche se oltre il 30%, preferì rifiutarla.

Nel 2006 gli investitori italiani che hanno rifiutato l’offerta del Governo argentino sulla ristrutturazione del debito, aderiscono alla Task Force Argentina rappresentata dall’ABI.

Nel 2010 fu avanzata una ulteriore  proposta di ristrutturazione per cercare di convincere quelli che avevano rifiutato la prima proposta del 2005.

Nel 2014 poi ci fu un altro evento di default, anche se molto più circoscritto.

Nel 2016, Sulla base dell’Accordo con l’Argentina i 50.000 I risparmiatori italiani che non avevano aderito alla ristrutturazione del debito argentino tutelati dalla Tfa (la Task Force Argentina costituita dall’Abi)  hanno ricevuto il pagamento di un importo pari al 150% del valore nominale originario delle obbligazioni in default su cui avevano investito quindici anni prima.

Nel maggio 2020 infine, anche in conseguenza della crisi Covid-19, l’Argentina è andata nuovamente in default. In agosto è stata approvata l’ennesima ristrutturazione del debito, cui hanno aderito gran parte dei detentori dei titoli. La nuova operazione di salvataggio non ha modificato il valore nominale dei titoli, ma ha ridotto i flussi cedolari.

A giugno 2021 Il governo di Buenos Aires ha ottenuto la cancellazione quasi totale dell’ultima tranche di debito contratta con i creditori pubblici internazionali, ma la situazione finanziaria resta gravissima

In conclusione, ancora  non c’è grande ottimismo sulle prospettive degli investimenti e, nel frattempo, la giurisprudenza di merito e la cassazione hanno avuto il tempo di  risolvere molte controversie sollevate dai risparmiatori che avevano visto crollare i propri investimenti.

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Tango bond: i casi giudiziari

Dopo essere transitate per i tribunali di tutta Italia, per valutare la responsabilità delle banche che avevano raccomandato l’acquisto dei tango bond ai risparmiatori, le vicende sono approdate all’esame della cassazione.

Con la sentenza n°20446/2016 la cassazione ha ribadito la rilevabilità d’ufficio delle nullità di protezione. La vicenda riguardava il ricorso di una risparmiatrice contro l’intermediario che le aveva venduto i “tango bond”
Con ordinanza Sez. VI del 14 febbraio 2018, n. 3676 la Cassazione conferma i criteri di responsabilità della banca per violazione degli obblighi informativi.

Con l’ordinanza n. 8212, depositata il 27 aprile 2020, la Suprema Corte torna a fare il punto sulla violazione degli obblighi da parte dell’intermediario finanziario. La pronuncia si segnala per aver affrontato il tema della gravità dell’inadempimento.

Con ordinanza Sezione I Civile, 21 luglio 2020, n. 15567 torna sul tema della sottoscrizione delle obbligazioni argentine e degli obblighi di trasparenza a carico delle Banche, affrontando una questione di diritto intertemporale.

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