MPS RITORNA IN BORSA: GLI EFFETTI PER GLI OBBLIGAZIONISTI

11/10/17

E’ previsto entro fine mese il ritorno degli scambi in borsa del titolo  Banca Monte dei Paschi di Siena,  sospeso dalle contrattazioni il 22 dicembre del 2016.  Intanto procede il meccanismo di rimborso agli obbligazionisti subordinati che avevano investito nei titoli a rischio con scadenza  2018.
Complicata la redazione del prospetto informativo dell’offerta di azioni della banca, che deve contenere anche i termini per lo scambio delle obbligazioni subordinate con obbligazioni meno rischiose, con acquisto a carico dello Stato. Il prospetto di Ipo è stato trasmesso alla Consob, che dovrà dare il proprio via libera entro 15 giorni.  Intanto ieri Mps  ha conferito l‘incarico di corporate broker a Mediobanca.

Chi ha ottenuto queste azioni per lo scambio forzoso, in occasione del burden sharing, di obbligazioni secondarie in azioni della banca, potrà richiedere il concambio di queste con un bond senior con scadenza maggio 2018 e  tasso di interesse ancora da stabilirsi.
Lo Stato comprerà azioni per un valore massimo di 1536 miliardi di euro, qualora la cifra fosse superiore si procederà al riparto delle azioni. Con questa operazione il Mef (Ministero dell’Economia e delle Finanze) arriverà a ottenere il 67,7% della banca senese.
Per aderire all’offerta  il possessore delle azioni deve recarsi presso una filiale Mps ed effettuare la richiesta, e sempre che sulle azioni non ci siano vincoli che determinino l’impossibilità del trasferimento, come per esempio un’eredità o un pegno. I detentori delle azioni soggette a vincoli che intendano aderire all’offerta, dovranno liberare le azioni “in tempo utile per effettuare l’adesione entro la chiusura del Periodo di adesione, prevista indicativamente per il 10 novembre 2017”.
E stato stabilito, inoltre,che ad essere rimborsate con questa modalità saranno le obbligazioni emesse Upper Tier II 2008 – 2018”, con codice ISIN IT0004352586 emesse per finanziare l’acquisizione Antonveneta. Il problema però è che il valore nominale di queste obbligazioni è pari a poco più di 2 miliardi, mentre i bond che la banca conta di scambiare con azioni pagate dal Tesoro ammonta a 1,53 miliardi, per cui il ristoro degli obbligazionisti potrebbe  finire per essere limitato pro-quota. In ogni caso  “per poter aderire all’offerta occorre dimostrare di aver acquistato i subordinati direttamente dalla banca, entro il primo gennaio 2016, senza adeguate competenze finanziarie.
Non potrà partecipare all’operazione:
1) chi ha acquistato i bond subordinati da  intermediari diversi dall’emittente o società del suo gruppo, in assenza di prestazione di servizi o attività di investimento da parte dell’emittente o da società del suo gruppo;

2) chi ha acquistato o sottoscritto i bond subordinati successivamente al 31 dicembre 2015;
3) le controparti qualificate (o che lo erano al momento dell’acquisto dei bond subordinati) o i clienti professionali.
I detentori delle azioni dovranno recarsi nelle filiali Mps  o rivolgersi a Widiba che fa parte del gruppo secondo le procedure che saranno indicate nel Documento di offerta. Chi ha azioni BMPS  UT2 depositate presso un intermediario diverso dovrà dare istruzione perché quest’trasferisca le azioni in tempo utile.
Mps  ricorda nella nota che la transazione in atto è tombale, prevede la rinuncia dell’azionista a far valere ogni altra pretesa relativa alla commercializzazione degli strumenti finanziari convertiti.

La domanda si pongono gli investitori coinvolti nel burden sharing  è quanto potranno recuperare del loro investimento dopo il ritorno in borsa? 
Chi ottiene la conversione in nuovi bond dovrebbe riprendere l’intero capitale alla scadenza prevista di maggio 2018, mentre per gli altri si annunciano perdite importanti.
Per tutti gli altri va osservato che la stima attuale del titolo, effettuata da  Il sole24ore,  è di 4,28 euro, valore implicito espresso dal tasso di recovery dei Credit Default Swap aventi come sottostante obbligazioni subordinate della banca, determinato nell‘asta che si è tenuta lo scorso 21 settembre. Tale prezzo,  molto inferiore a quegli 8,65 euro corrispondenti al prezzo a cui il Governo aveva fissato la conversione forzosa in azioni dei bond subordinati, implica già  una perdita secca del 50% del valore, per chi non ha potuto (o non ha voluto) chiedere la conversione in obbligazioni senior.

Considerati i numerosi limiti alle condizioni di sostituzione delle azioni con bond senior è prevedibile che quei risparmiatori che si troveranno danneggiati – senza avere nessuna colpa se non quella di essersi fidati dei suggerimenti del consulente bancario –  dovranno avviare azioni giudiziarie per tentare di recuperare il danno sopportato.

Link e documenti:
Comunicazione MPS sulla conversione


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